In zone montane e fredde il periodo di ottobre e novembre può essere ancora dedicato alla vendemmia, nonostante l’uva abbia terminato la sua maturazione qualche settimana prima. Si tratta della “vendemmia tardiva” che viene usata per confezionare dei vini eleganti e di buon corpo.
Origini della “vendemmia tardiva”
La pratica della vendemmia tardiva, o “Vendange tardive” ha le sue radici in Francia, nell’Alsazia, una regione vitivinicola di prestigio per i vini bianchi aromatici. La leggenda narra di un vignaiolo che si dimentico di vendemmiare alcuni filari, lasciando maturare le uve sulla pianta più a lungo del previsto. Quando finalmente le raccolse, scoprì un vino con caratteristiche uniche: una potenza alcolica più sostenuta, una dolcezza accentuata e una ricca aromaticità.
Questo episodio casuale si trasformò ben presto in una tecnica enologica codificata dagli alsaziani e riconosciuta ufficialmente nel 1984, quando la legislazione francese adottò la menzione “Vendange Tardive”.
In Italia, questa tecnica è stata introdotta solo di recente, con la denominazione “vino da uve stramature” o “vino da Vendemmia Tardiva”, ed è una tecnica utilizzata soprattutto in zone montane come la Val d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e il Friuli. Più a sud, negli Appennini, si trova qualche isola microclimatica che permette di produrre vini di questo tipo.
Cos’è una “vendemmia tardiva”
Concretamente, la vendemmia tardiva comporta la raccolta di uve mature o addirittura surmature, lasciate invecchiare più a lungo sulla pianta. La pianta smette di fornire nutrimento al grappolo quando i semi sono arrivati alla giusta maturazione per la riproduzione, e da questo punto in poi il frutto, rimanendo sulla pianta, perde piano piano acqua, disidratandosi e aumentando così la concentrazione di tutte le sostanze, dagli zuccheri, agli acidi e ai sali minerali. Questo appassimento sulla pianta, a seconda dei casi, può andare da un paio fino ad alcune settimane, arrivando a dicembre e gennaio.
Quando la “vendemmia tardiva” si spinge all’estremo
I rischi di una vendemmia tardiva sono molti. Infatti, più l’uva è zuccherina e più richiama l’appetito di animali quali cinghiali e volpi, contro i quali è necessario perimetrare le vigne con reti, che non fermano però molti tipi di uccelli.
Oltre a questo, con le piogge novembrine si rischia che le uve marciscano e facciano perdere l’intero raccolto. A volte però le muffe che attaccano le uve surmature, sono considerate “nobili” e danno delle caratteristiche organolettiche positive ai vini che ne derivano: sono i famosi vini muffati che hanno grandissima aromaticità e persistenza in bocca come i Sauternes di Bordeaux, i Tröckenbeerenauslese austriaci e tedeschi e i Tokaji Aszù dell’Ungheria.
In alcune zone molto fredde, arrivati a dicembre o gennaio, se intervengono le gelate e la temperatura arriva ad essere al di sotto dei -7°C gli acini si ghiacciano e vengono così raccolti per dare vita ai vini denominati “Icewine” o “Eiswein”, cioè “vini di ghiaccio”, rari quanto preziosi.
Caratteristiche dei Vini da “vendemmia tardiva”
Le uve surmature e appassite sulla pianta conferiscono ai vini da vendemmia tardiva un profilo aromatico e gustativo unico. Questi vini sono dolci, ma la loro dolcezza non è stucchevole, grazie alla presenza di sostenute note acide che svolgono un ruolo di equilibrio. I sapori sono ampi, ricchi, intensi e persistenti. La morbidezza e cremosità al palato e li rendono estremamente piacevoli da gustare, seppur meno intensi rispetto ai tradizionali vini passiti.
I vini da “Vendemmia Tardiva” sono ideali per accompagnare il dessert, soprattutto con dolci di struttura, pasticceria secca, frutta secca e cioccolato. Si abbinano anche in modo eccellente ai formaggi stagionati o erborinati, come il gorgonzola, e sposano perfettamente il foie gras.
In conclusione
I vini da vendemmia tardiva sono delle vere e proprie perle nel mondo del vino, capaci di regalare esperienze gustative indimenticabili. La loro dolcezza equilibrata e la complessità aromatica li rendono una scelta ideale per chi cerca qualcosa di diverso e straordinario.
Articolo a cura di Rudy Rinaldi Trainer del Corso Wine Educator